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Peugeot 306: tempi moderni

La vera svolta della serie “tre-zero” arriva con la 306. Siamo nel 1993. La 205 ha già segnato la rivoluzione tecnica e culturale del marchio, contribuendo all’uscita dalla crisi di fine anni settanta. E’ il momento di lanciare un analogo modello di conquista nel segmento C, particolarmente affollato dalla concorrenza, dove la 309 ha già dato il meglio di sé.

Al Salone di Bruxelles debutta la 306 due volumi, che viene subito lanciata sul mercato con tre motorizzazioni benzina con cilindrate da 1,4 a 1,8 litri, alle quali si aggiunge un diesel 1.9 aspirato. Fondamentalmente la 306 è una due volumi, tre e cinque porte, caratterizzata da linee rotonde, che in qualche modo ne fanno la “sorella maggiore” della 205. Oltre ai motori più grandi, la 306 offre spazi, comodità, allestimenti decisamente migliorati rispetto alla 309. Rispetto a quest’ultima la “tre-zero-sei” si proporrà con più varianti di carrozzeria a partire da una sobria tre volumi quattro porte, pensata per mercati specifici. Torna anche il break, che mancava dall’epoca della 305, caratterizzato da uno stilema dinamico per la parte posteriore, da sempre cruciale nel design di questi modelli. E poi la cabrio: bellissima nella sua linea firmata in prima persona da Pininfarina, che collabora da tempo con il Centro Stile Peugeot di La Garenne.

La sportiva della gamma è la 306 S16 con motore due litri con 152 CV nella versione di serie. Impegnata nelle corse, vincerà con la filiale italiana a più riprese il Campionato Italiano 2RM. L’evoluzione 306 Maxi, una vera macchina da corsa, tra le più belle del Leone, non è da meno: oltre ai campionati nazionali francesi, al 2 RM/2 litri in Italia, dà spettacolo anche a livello mondiale con i secondi posti a Montecarlo e in Corsica. (fc)

A seguire: La 307 e la conquista dello spazio

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La versione sw della 306
 
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La Redazione Motor