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I Cinquant’anni della Miura

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Tra i tanti anniversari della storia dell’automobile, quello della Lamborghini Miura ha un sapore del tutto particolare.

La Miura, che secondo la nuovissima tradizione della marca riprendeva il nome di una razza di tori da combattimento, è tra i primi modelli a imboccare la strada delle “dream car”. Tra le altre particolarità adotta una scelta tecnica che trasferisce in produzione alcune soluzioni tipicamente corsaiole come il motore posteriore centrale, cioè davanti all’asse delle ruote posteriori, disposto trasversalmente. Presenta un telaio con struttura centrale scatolata, con fori di alleggerimento di scuola aeronautica, e bracci trapezoidali anteriori e posteriori che sostengono i gruppi delle sospensioni.

La vettura, la cui sigla ufficiale è Lamborghini LP400, è lunga 4,39 metri, larga 1,78 metri, e alta appena 1,05 metri, con un passo di 2,5 metri, e carreggiate di 1,418 metri. Il telaio è del tipo semiportante in lamiera, le sospensioni indipendenti sulle quattro ruote con trapezi anteriori e triangoli posteriori, molle elicoidali, ammortizzatori telescopici e barra stabilizzatrice anteriore, i freni a disco della Girling, i pneumatici 205 VR15.

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Il motore centrale posteriore trasversale è un dodici cilindri a V di 60° in alluminio di 3.929 cc alimentato con 6 carburatori doppio corpo, e sviluppa una potenza massima di 350 CV a 7.000 giri/min, con una coppia di 37,6 kgm a soli 5.100 giri/min. E’ abbinato a un cambio manuale a cinque marce e può spingere la vettura che ha un peso complessivo di 1.115 Kg a quasi 300 km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h di poco superiore ai 6 secondi.

L’interno rende omaggio al concetto di dream car, con i rivestimenti in pelle, i bellissimi strumenti circolari, il contagiri e il tachimetro di grandi dimensioni, e gli altri indicatori analogici che campeggiano al centro della plancia.

Il grande successo della Miura si deve a diverse mani. Il progetto è di due giovani ingegneri: Giampaolo Dallara, appena uscito dalla Ferrari, che poi passerà attraverso diverse esperienze, prima di diventare costruttore in proprio, e Paolo Stanzani, che rimane fedele per diversi anni alla Casa Bolognese, firmando altri capolavori. Il motore V12 deriva da quello realizzato inizialmente da Giotto Bizzarrini, un altro transfuga di Maranello,  per la prima GT 3500 di Lamborghini. La carrozzeria infine viene commissionata a Bertone, e rivela tutto il genio di Marcello Gandini.

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Il primo debutto è al Salone di Torino del 1965, dove viene presentato il telaio che ne rivela l’impostazione originale.  Per ammirarla nel suo pieno splendore bisogna attendere il Salone di Ginevra della primavera successiva. L’impatto è straordinario! La Miura è “la dream car” per eccellenza con quella sua forma aerodinamica filante, il muso ampio, i fari “annegati”, le prese d’aria sul cofano anteriore e dietro l’abitacolo e l’apertura in senso orario e antiorario del cofano anteriore e dell’intera parte posteriore, Nel 1967 ne furono vendute 108 unità. Rimarrà in produzione fino al 1973, e ne verranno costruite 765 unità in totale nelle tre versioni P400, P400S e P400SV. Frank Sinatra, Elton John, Re Hussein di Giordania e più recentemente Nicolas Cage.

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Per festeggiare questo importante anniversario, Lamborghini ha inaugurato presso il suo Museo storico di Sant’Agata la mostra d’arte “Velocità e Colore”, che sarà in programma fino al 30 giugno prossimo. (Franco Carmignani)

 

La Redazione

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